Androstudio.ch: I nostri figli artificiali

Medicina della riproduzione - Un figlio a tutti i costi? -  A caccia dello spermatozoo indolente - I nostri figli artificiali  

Oggi, la scienza mette a disposizione delle coppie sterili numerose tecniche di “procreazione assistita”, sempre più perfezionate. Anche se spesso occorrono diversi tentativi e molta fiducia.

Già negli anni ’60 Master e Johnson, nel loro famoso rapporto sulle abitudini sessuali degli americani, affermavano che nel 30 per cento delle coppie infertili si può ottenere una gravidanza soltanto spiegando alla coppia come si fa ad avere rapporti.  Ancora oggi si crede al fattore sessuologico: persone che pensano di essere sterili dopo un anno di tentativi riescono a concepire naturalmente nel 40 per cento dei casi.

La medicina però negli ultimi anni è venuta in aiuto alle coppie che desiderano un figlio, grazie alle ormai numerose  tecniche di fecondazione assistita. Il boom è cominciato una decina di anni fa con la nascita di Loiuse Brown, la prima bambina nata in Inghilterra dalla provetta.

 

Per fecondazione assistita si intende tutte quelle tecniche che permettono a una coppia sterile di avere un figlio. Ci sono due situazioni diverse. Alcune coppie non hanno alcuna probabilità di concepire naturalmente: in questi casi la scelta della tecnica di procreazione assistita è, si può dire, obbligata. Si tratta per esempio di donne che non hanno le tube o l’utero o che sono andate incontro a menopausa precoce oppure di uomini che sono affetti da azoospermia, cioè da un’assenza completa di spermatozoi.

 

C’è invece un largo strato di soggetti che non hanno perso in maniera definitiva la capacità di procreare, ma hanno qualche handicap alla fertilità: hanno cioè ridotte chance di avere figli. Le ragioni possono essere più o meno note: in qualche caso non si riesce nemmeno a trovare la causa. Di fronte a tali situazioni non ci sono soluzioni specifiche, ma una serie di mezzi, più o meno semplici, che tendono ad aumentare le possibilità di concepimento. In generale queste tecniche o servono a far produrre più ovuli alla donna o migliorano la qualità del seme maschile e ne facilitano la migrazione nelle vie genitali femminili.

 

Indispensabile, a questo punto, un passo indietro per capire come avviene naturalmente il concepimento.

La donna produce l’ovulo: quest’ultimo in un primo momento cade in una cavità, ricoperta da una membrana chiamata peritoneo, che è posta dietro l’utero e successivamente viene “aspirato” dalla tuba. Qui incontra gli spermatozoi (se questi ultimi erano in numero sufficiente e con una vitalità tale da risalire le vie genitali femminili) e viene fecondato. Dopo la fecondazione si forma uno zigote che successivamente diventa embrione e arriva nell’utero dove si impianta e si sviluppa. Gli ostacoli a questo processo naturale sono molteplici ed ecco allora la possibilità di intervenire con le tecniche di fecondazione artificiale. Gli esperti le identificano con una serie di sigle spesso oscure per il profano.

 

Tecnica dell’inseminazione:

Il primo passo consiste nell’ottenere un concentrato di sperma che successivamente viene posto o nella cavità peritoneale dietro l’utero o nelle tube dove la possibilità di fecondare l’ovulo.

Più complicata è la FIVET (fecondazione in vitro + embryo transfer): al prelievo degli spermatozoi si aggiunge anche quello dell’ovulo (dopo aver stimolato nella donna una superproduzione di ovuli con opportuni farmaci). La fecondazione avviene in provetta e l’embrione viene poi trasferito in utero dove si impianta e dà luogo a una gravidanza del tutto normale.

 

Una variante di questa tecnica che si sta attualmente sperimentando per aumentare le percentuali di successo consiste nel trasferire l’embrione nella tuba invece che nell’utero. La tuba infatti è l’ambiente più favorevole per lo sviluppo dell’ovulo fecondato.

 

E veniamo a GIFT e GIPT: la G sta per gameti (ovuli e spermatozoi) e la T sta per trasferimento. IF e IP significano rispettivamente intrafalloppian e intraperitoneal: in altre parole cioè ovuli e spermatozoi prelevati in precedenza vengono contemporaneamente trasferiti o nelle tube che sono appunto dette di Falloppio o nella cavità peritoneale.

 

Da ultimo la ZIFT (zygote intrafalloppian transfer): in pratica si trasferisce lo zigote (ottenuto in vitro dalla fusione dell’ovulo e dello spermatozoo) nella tuba.

 

La scelta di queste tecniche varia caso per caso e deve tenere conto sia delle possibilità di successo di ciascun metodo sia del disturbo fisico e psicologico che dà alla coppia.  Le percentuali di successo sono variabilissime e spesso l’intervento va ripetuto.  La fecondazione in vitro, per esempio, dà la prima volta il 15 per cento di risultati positivi che possono arrivare al 70 dopo vari tentativi.  Sempre la prima volta l’inseminazione “riesce” nel 10-20 per cento dei casi.  Più efficace appare il GIFT: qualcuno sostiene che si può ottenere subito una gravidanza anche nel 35-40 per cento delle donne.

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Dr. S. Gilardi, aggiornato il 08.02.2009 12:49:28