Osteoporosi.ch - Attualità: Inibitori dell'aromatasi

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I così detti inibitori dell’aromatasi della 3a generazione sono una classe di farmaci attualmente spesso utilizzata nella cura del carcinoma mammario con recettori ormonali positivi. In Svizzera sono registrati  l’Exemestan, l’Anastrozol ed il Letrozol. La soppressione della produzione endogena di estrogeni è il cardine del trattamento del carcinoma del seno ormonosensibile. Gli inibitori dell’aromatasi azzerano quasi completamente (96%) la concentrazione residua di estrogeni, per cui occorre aspettarsi un effetto negativo sul metabolismo e rimodellamento osseo, e di conseguenza sull’incidenza delle fratture osteoporotiche.

Nella donna dopo la menopausa una certa quantità di estrogeni è prodotta in organi non sessuali (ghiandole surrenali, tessuto adiposo e muscolare, pelle e fegato) grazie alla conversione a partire dai precursori degli androgeni. Questa produzione di estrogeni deriva dall’espressione del gene dell’aromatasi CYP 19. In funzione del loro modo d’azione gli inibitori dell’aromatasi sono distinti in inibitori steroidali (effetto irreversibile: Exemestan) e non steroidali (effetto reversibile: Anastrozol e Letrozol). Dati sperimentali indicano che gli inibitori dell’aromatasi aumentano sia i parametri del riassorbimento (NTX, CTX) sia quelli della formazione (PINP, Fosfatasi ossea specifica dell’osso) ossea.

Contrariamente al Tamoxifen, che possiede un effetto osteoprotettivo, gli inibitori dell’aromatasi provocano una perdita ossea significativa sia alla colonna lombare che al collo del femore, con un incremento dell’incidenza di fratture in particolare a livello vertebrale.

Una densitometria ossea è di conseguenza da raccomandare a tutte le pazienti che iniziano una terapia di inibitori dell’aromatasi.

I bisfosfonati sono efficaci sia nell’osteoporosi postmenopausale sia nelle donne con carcinoma mammario che presentano una demineralizzazione indotta dalla chemioterapia. Lo Zoledronato si è mostrato efficace nel prevenire la perdita ossea legata agli inibitori dell’aromatasi. Non vi è inoltre motivo di credere che anche gli altri bisfosfonati non lo siano.

L’indicazione per iniziare una terapia di bisfosfonati deve basarsi sulla densità ossea ma anche sugli altri fattori di rischio ed sui parametri del rimodellamento osseo. La soglia terapeutica deve tuttavia essere posta più in alto che non nell’osteoporosi postmenopausale. Così già con valori densitometrici osteopenici, in presenza di altri fattori di rischio o di un rimodellamento osseo accelerato, una terapia di bisfosfonati é da prendere in considerazione, per lo meno per la durata della terapia con gli inibitori dell’aromatasi. Tutte le pazienti dovrebbero inoltre beneficiare di una prevenzione dell’osteoporosi (apporto di calcio, Vitamina D, attività fisica, ecc.).

 

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© Dr. P. Pancaldi, pubblicazione: 2010; aggiornato il 25.04.2010 21:43:19