Calvizie - Alopecia: Alopecia areata (AA)

L'alopecia areata (AA) è una malattia molto comune, ma nella grande maggioranza dei casi guarisce spontaneamente o con "cure" artigianali. Solo in una minoranza dei casi la chiazza glabra persiste e si allarga fino ad interessare tutto il cuoio capelluto (alopecia totale) o tutti i peli del corpo (alopecia universale). Donne e uomini sono colpiti indifferentemente, quasi sempre prima dei 40 anni.

L'AA appartiene al numero delle cosiddette malattie autoimmuni, malattie nelle quali l'organismo aggredisce se stesso o meglio una sua parte, nel caso specifico le cellule del pelo. 

Perché succede? Per spiegarlo bisogna ricorrere all'esempio dei trapianti d'organo.

Dopo un trapianto è ben noto il rischio del rigetto che viene eseguito da alcune cellule, i cosiddetti "linfociti assassini". Queste cellule hanno infatti la capacità di distinguere quello che appartiene all'organismo (self) da quello che è estraneo (non-self); avendo la funzione di difenderci da virus, cellule tumorali ecc., essi riconoscono come non self l'organo trapiantato, l'aggrediscono e lo distruggono. Qualcosa di simile succede nelle malattie autoimmuni, almeno nella maggior parte di esse. Per ragioni che ci sfuggono ancora in parte, in certi soggetti, soprattutto in situazioni di emergenza (stress), i linfociti assassini perdono, temporaneamente o definitivamente, la capacità di distinguere il bene (self) dal male (non self) ed aggrediscono di conseguenza il self scambiandolo per il non self. Le malattie autoimmuni sono numerose, cambiano solo di nome e di gravità a seconda della cellula (o dell'organo) che è bersaglio dei linfociti assassini. Tutte le cellule e gli organi sono egualmente sensibili a questo tipo di attacco? In realtà, no, perché una cellula è tanto più sensibile all'attacco quanto più velocemente si riproduce e il cheratinocita del pelo (bersaglio nella AA) è forse la cellula che si riproduce più spesso nel nostro organismo. 

Ecco perché l'AA è tanto comune, mentre altre malattie autoimmuni come per esempio la sclerosi a placche è molto più rara.

Una possibilità che deve essere indagata è se il cheratinocita sia l'unico bersaglio dell'attacco dei linfociti assassini. In effetti, le malattie autoimmuni non vanno mai da sole, ma quello che si manifesta in maniera più evidente è spesso solo un aspetto di una realtà più complessa. Nell'AA, di solito però solo del sesso femminile, tiroide e stomaco sono anch'essi colpiti. Ci sono esami specifici per avvertirci di questa complicazione. Si badi però che curando la tiroide non si risolve l'AA, perché non è quella la causa dell'AA. Si tratta invece di due fenomeni paralleli che molto probabilmente hanno la stessa causa (autoimmune).

Che fare una volta fatta la diagnosi? 

Prima di tutto valutare quanto la malattia sia attiva, stia cioè estendendosi. In generale, segni negativi in questo senso sono la presenza dei cosiddetti "peli a punto esclamativo", peli cioè corti e con la parte vicina al cuoio capelluto così sottile da non vedersi quasi, e la localizzazione alla nuca e sopra le orecchie (la cosiddetta ofìasi) o alle sopracciglia, ciglia, pube ed ascelle. 

Poi la cura

Quel che ho detto suggerisce che tutte le cure messe in atto per evitare il rigetto dei trapianti sono, in linea teorica, utili nell'AA. A parte il fatto che ciò non è sempre vero (la ciclosporina A per esempio non giova nell'AA), bisogna considerare che un conto è salvare la vita di un trapiantato di cuore, un altro rimediare ad una malattia che comporta solo un danno estetico, per quanto psicologicamente grave. Bisogna quindi che il medico metta sul piatto della bilancia da un lato l'efficacia vera o presunta del farmaco e dall'altro i possibili effetti negativi, a breve o lunga scadenza, che lo stesso farmaco può avere. Di fronte quindi ad una chiazza iniziale, molto limitata, è bene contentarsi di una terapia locale con lozioni al cortisone. Nel 90% dei casi i capelli ricresceranno. Se invece la forma è estesa e si sta allargando, bisognerà contemplare altre e più impegnative cure. I cortisonici per via generale (pastiglie o iniezioni) sono sicuramente efficaci. I problemi però non mancano. I cortisonici danno effetti collaterali importanti: ritardo di crescita nei bambini, dolori e bruciori di stomaco fino all'ulcera, gonfiore soprattutto al volto, peli in eccesso, fragilità ossea nella menopausa, diabete, ecc. Inoltre, è possibile che alla sospensione la malattia si ripresenti.

Un'alternativa sono le applicazioni di acido squarico o difenciprone sulla chiazza. I rischi sono minimi, ma i risultati positivi si aggirano solo intorno al 40% dei casi. Ogni specialista d'altra parte ha le sue preferenze, dettate dall'esperienza oltre che dalla scienza, e mai così sovente come in questa malattia la fiducia nel medico è ripagata dalla guarigione.

Non bisogna disperare quindi. Nuovi farmaci immunomodulatori sono ormai disponibili e vanno provati; altri sono all'orizzonte. L'importante è che non si superi mai il limite della prudenza.

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© Prof. A. Rebora, ANAA.it, pubblicato il 30.01.2004, aggiornato  il 08.02.2009 12:52:02