Articoli - Dermatologia: La vitamina E e la fotoprotezione  

Articolo pubblicato da www.Dermastudio.ch

I raggi ultravioletti (radiazioni UV) si dividono in UVB e UVA in base alla lunghezza d’onda.

Gli UVB vanno da 290 a 320 nm (= nanometri: è la misura della lunghezza d’onda delle radiazioni), gli UVA vanno da 320 a 400 nm.

Gli UVB avendo un numero di nm più basso hanno una lunghezza d’onda più corta rispetto agli UVA.

Avendo una lunghezza d’onda più corta hanno più energia quindi sono “più forti” come azione biologica, cioè sono più irritanti sulla pelle.

Per semplificare gli UVB scottano, gli UVA abbronzano.

Cosa fanno gli UV (sia B e A) sulla pelle?

Hanno diverse azioni tutte però collegate alla loro energia che determina una “attivazione” delle “molecole biologiche” che vanno a colpire.

L’“attivazione” delle molecole vuol dire farle passare da uno stato di “riposo” ad uno stato “eccitato” ( perchè cedono alle molecole la loro energia).

L’“eccitazione” avviene mediante la produzione di “radicali liberi”, cioè gli UV eccitando le cellule (meglio: le molecole nelle cellule) producono “radicali liberi”. I radicali liberi sono molecole molto attive (in quanto eccitate e piene d’energia) che per tornare allo “stato di riposo” devono cedere l’energia ad altre molecole (è come passarsi di mano in mano un cerino acceso) che si eccitano a loro volta diventando radicali liberi. Si innesta cioè una “catena radicalica” (come la catena di S. Antonio) amplificando il danno cellulare.

La produzione e la propagazione di “radicali liberi” determina “l’ossidazione” (introduzione di atomi di ossigeno) delle molecole coinvolte.

Le sostanze antiossidanti hanno la proprietà di inattivare i “radicali liberibloccando così la “catena radicalica” e il danno cellulare e l’ossidazione legata all’azione dei radicali liberi. Ecco perchè si chiamano antiossidanti.

La vitamina “E” è un antiossidante; la vitamina “C”, l’acido lipoico, il coenzima Q10 sono antiossidanti. Quindi torniamo al punto di partenza: cosa fanno gli UV sulla pelle?

Trasmettono energia alle varie cellule, con azione biologica diversa a seconda delle molecole che vanno a colpire. Semplificando: gli UV colpiscono la cute con energia diversa (UVB più forti di UVA) e colpiscono varie cellule.

Sul derma il danneggiameto dei fibroblasti, delle fibre elastiche e del collagene determina il foto invecchiamento [invecchiamento legato alla luce (fotos=luce)] e il fatto che la pelle esposta troppo al sole perde elasticità (vedi la pelle del viso dei pescatori e dei velisti).

Il danneggiamento sia dell’epidermide che del derma favorisce lo sviluppo di diversi tipi di tumori, benigni (cheratosi solare, nei o nevi rilevati benigni al tronco di donne a 40 – 50 anni) e maligno [basalioma, carcinoma spinocellulare (= tumori maligni dei cheratinociti), melanoma (= tumore maligno dei melanociti)].

La stimolazione della pelle da raggi UV ha anche effetti positivi: stimola la produzione nella pelle di vitamina “D”, ha azione antinfiammatoria su alcune comuni dermatiti (dermatite atopica, psoriasi).

Quando gli UV colpiscono la cute creano un danno cellulare. Le cellule danneggiate vengono eliminate (= apoptosi = morte programmata cellulare). Però contemporaneamente vengono stimolate a proliferare altre cellule che devono prendere il posto di quelle morte (= proliferazione).

Però contemporaneamente viene stimolata la reazione della cute per circoscrivere e limitare il danno (= infiammazione). L’infiammazione è un meccanismo di difesa che l’organismo mette sempre in atto quando viene attaccato. È un meccanismo specifico, indipendente dal tipo di attacco (può essere un agente infettivo, una sostanza chimica oppure appunto i raggi UV).

Tutti e tre questi processi avvengono contemporaneamente a seguito dell’irraggiamento solare sulla cute e sono mediati appunto da “mediatori” prodotti dalle cellule detti “interleuchine” che permettono alle cellule di “dialogare” tra loro. Questo perchè il processo deve essere coordinato: la morte delle cellule deve avvenire nel modo giusto, la proliferazione deve essere quanto basta a limitare il danno e poi fermarsi; l’infiammazione deve fermarsi quando il danno è riparato. Se qualcosa “non va” ecco che possono esserci conseguenze negative per l’organismo: se l’apoptosi non avviene completamente rimangono in vita cellule “danneggiate” (alterate a livello di DNA) che possono sviluppare tumori (maligni); se la proliferazione cellulare è eccessiva ha neoformazioni tumorali (benigne→”nei o nevi da sole”).

Cosa posso fare per proteggere la cute dagli UV?

  1. Non andare al sole.

  2. Andare al sole e prendere contromisure. Le contromisure usate finora sono i “filtri solari”. I filtri solari sono di due tipi: filtri chimici e schermi fisici (nota: le sostanze chimiche = filtri; le sostanze fisiche = schermi).

I filtri chimici sono sostanze chimiche (non naturali, sono sostanze estranee all’organismo, di sintesi) che hanno la proprietà (per la loro struttura molecolare) di catturare su di sè l’energia degli UV evitando il danno alle cellule cutanee.

In genere hanno nella loro molecola degli “anelli aromatici”; questi anelli hanno la proprietà di “assorbire” gli UV su di sè, bloccandone l’energia.

Detto così sembra molto positivo. In realtà che fine fa l’energia catturata? Può essere eliminata come calore, come fluorescenza e questo è positivo. Però può anche determinare un danno della struttura colpita.

I prodotti di degradazione che si formano possono essere molto dannosi per le cellule cutanee (in quanto una volta messi sulla pelle penetrano nella cute e non vanno più via) possono anche determinare la “proliferazione” cellulare con tutte le conseguenze che possiamo immaginare (sviluppo di neoplasie). Ecco perchè negli ultimi anni sono sotto accusa e addirittura viene sconsigliato in modo assoluto il loro uso nei bambini. In pratica i filtri chimici sono presenti in quasi tutti i prodotti solari del commercio, anche in quelli “per bambini”.

Negli ultimi anni sono stati sintetizzati dalle aziende (vedi L’Oreal, Vichy, Roc ecc.) nuovi filtri chimici per ovviare alla fotoinstabilità, sono cioè stati messi in commercio come “fotostabili” (non dovrebbero cioè “rompersi” se colpiti dai raggi UV) propio perchè erano coscienti del problema (fotoinstabilità e conseguente pericolo) che cominciava ad essere conosciuto dai ricercatori prima e poi dai dermatologi e quindi dai consumatori finali. Gli ultimi filtri chimici nuovi (degli ultimi 2-3 anni) vengono quindi proposti come fotostabili. Molte aziende anche note stanno però ancora usando nei loro solari i vecchi filtri chimici “fotoinstabili”.

Però anche i nuovi “filtri chimici” sono comunque “sostanze chimiche” nuove (sintetizzate ex novo in laboratorio e non esistenti precedentemente in natura) che vengono comunque messi sulla cute, che vengono assorbite dalla stessa (in genere tutte le sostanze messe sulla pelle vengono dalla stessa assorbite) e di cui non conosco il destino biologico a lungo termine, cioè qualli effetti o azioni possano dare nel tempo a contatto con i meccanismi cellulari, sono usate da poco tempo e spesso gli effetti biologici di una sostanza chimica si notano dopo molti anni. Perciò non c’è sufficiente esperienza derivante dall’uso per molti anni e quindi un po’ di prudenza specie nei bambini non sarebbe controindicata per cui comunque i dermatologi pediatri più importanti consigliano nei bambini l’uso di soli schermi fisici e anche le aziende più importanti si stanno adeguando agli scienziati e nelle indicazioni dei loro prodotti solari con soli schermi fisici scrivono: indicazioni d’uso–bambini.

Anche negli adulti comunque la fotoprotezione con solo schermi fisici è più sicura [i filtri chimici danno inoltre anche una certa percentuale (6-8%) di allergie cutanee, mentre gli schermi fisici a quanto mi risulta non danno allergie].

Passiamo ora ai filtri fisici: sono sostanze “bianche” ( i filtri solari che sbiancano la pelle) composti da derivati di metalli (ossido di zinco, biossido di titanio) che hanno propietà riflettenti ai raggi UV cioè i raggi UV non vengono assorbiti ma riflessi sulla superficie cutanea.

L’azione è quindi diversa dai filtri chimici: i filtri chimici assorbono i raggi UV, gli schermi fisici li riflettono. Lo svantaggio degli schermi fisici è che hanno l’azione “sbiancante” sulla cute che è poco accettata cosmeticamente ed inoltre l’abbronzatura non è uniforme, avviene “a chiazze” (a seconda delle zone cutanee con o senza filtro fisico,con più o meno filtro fisico in una determinata zona). Si è rimediato a ciò con gli schermi fisici più moderni (micronizzati) che per tale motivo “sbiancano” molto meno la pelle (noi usiamo schermi fisici micronizzati).

Inoltre è importante sottolineare che nessun filtro solare, sia fisico che chimico riesce a catturare o riflettere tutti gli UV che arrivano sulla cute: una certa quota di UV passa sempre; l’unica eccezione è riempirsi di uno stato di filtri fisici (pasta bianca) talmente spesso da avere la parte di cute ricoperta da uno stato bianco “spesso”, ma anche lì penso che un po’ di raggi UV riescano a passare, visto che passano anche attraverso una maglietta di cotone normale e che solo il tessuto jeans grosso trattiene del tutto i raggi UV.

La novità importante è che la vitamina “E” applicata sulla cute è un filtro UVB.

La vitamina “E” topica per la sua struttura molecolare (ha 2 anelli aromatici) cattura gli UVB.

Gli altri due enormi vantaggi della vitamina “E” come filtro è che:

  1. Non è una molecola estranea all’organismo come gli altri filtri chimici finora usati ed è stabile strutturalmente cioè quando è colpita dagli UV non si rompe, rimane intera liberando l’energia come calore e fluorescenza. Non ho cioè la produzione di prodotti di degradazione estranei all’organismo e potenzialmente tossici.

  2. Oltre ad avere azione di filtro UVB ha “nelle” (“dentro” alle cellule) cellule cutanee, l’azione antiossidante che permette di redurre immediatamente il danno cutaneo (cose che gli altri filtri solari non fanno) da UV riducendo il rischio di sviluppare tumori, riducendo l’infiammazione e favorendo l’apoptosi. In quanto azione antiossidante, nel MIX ho anche l’aiuto degli altri antiossidanti presenti, infine ho anche, col MIX, un’ottima azione idratante della pelle che contribuisce a mantenere la pelle in condizioni ottimali e di resistere maggiormente ai danni da sole.

Quindi col VEA MIX ho contemporaneamente tre azioni:

È il filtro del nuovo millennio:

Naturale, biologico, mi proteggo soltanto con 6 sostanze naturali (4 vitamine, 4 antiossidanti) senza nessuna sostanza aggiunta.

Inoltre (spruzzare uno spruzzo nel tappo) la miscela a colore marron acceso (tipo melanina): metto un pigmento sulla pelle che contemporaneamente fa da filtro, accelera l’abbronzatura (non blocco nessun raggio UVA per cui abbronzo in metà tempo), riduce il danno da UVA sui fibroblasti, sul collagene e sulle fibre elastiche (andrebbe usato sempre prima di “lampade” abbronzanti a raggi UVA), mantiene più a lungo l’abbronzatura.

 

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© Dott. G. Panin, Panin srl, Hulka srl, pubblicato il 23.04.2005,, aggiornato  il 09.06.2005 19:59:10