Articoli: Vie per una prevenzione efficace dell'HIV e della droga  

Articolo di www.Dermastudio.ch

Tavola rotonda del 13 gennaio 1995, Centro Civico, Lugano - Organizzata dell'AIDS Informazione Svizzera

Relatori: Dott. med. G. Morniroli, dott. med. S. Gilardi, dott. med. L. Realini, dott. med. G. Fantacci, dott. med. R. Köster, Padre L. Ciccone, Moderatore: M. Fazioli, responsabile informazione TSI

La tavola rotonda del 13 gennaio 1995 a Lugano in occasione della quale cinque medici e un teologo hanno discusso aspetti della tossicodipendenza e della infezione da HIV, ha avuto un grande interesse. Vi hanno partecipato oltre 60 persone tra cui uomini politici, teologi, medici, giornalisti e molti giovani. I diversi relatori hanno discusso vari aspetti della problematica così che né è derivato un quadro completo. La serata è stata coordinata da Michele Fazioli, responsabile informazione della TSI, che nella sua introduzione ha evidenziato che l'infezione da HIV si è propagata dai cosiddetti gruppi a rischio di AIDS. In fondo, oggi si dovrebbe parlare di comportamenti a rischio; si avrebbe a che fare con comportamenti sociali problematici come ad esempio la tossicodipendenza e la promiscuità. Dopo questa introduzione il signor Fazioli ha coordinato sapientemente i vari interventi della serata.

Il dott. Stefano Gilardi, membro fondatore dell'AIDS Informazione Svizzera, specialista in malattie dermatologiche ed a trasmissione sessuale di Locarno, ha dato un' immagine breve ma precisa circa la dimensione dell'epidemia di AIDS in Svizzera: fino al 3 novembre 1994, in Svizzera sono stati registrati 4223 malati di AIDS e 20 200 sieropositivi, rispettivamente 173 casi di AIDS e 751 sieropositivi in Ticino. Riguardo i casi di AIDS si deve tenere presente il fatto che la dichiarazione avviene sempre con un certo ritardo e quindi il quadro non è mai completo. Secondo alcuni grafici si è chiaramente visto che nel frattempo in Svizzera l'AIDS, per le donne tra i 25 e i 44 anni, è diventato la seconda causa di morte. I gruppi più frequentemente esposti al rischio di contrarre l'AIDS sono gli omo- e bisessuali, i tossicodipendenti e per ultimo gli eterosessuali.

Il dott. Gilardi ricorda anche la fondazione dell'AIDS Informazione Svizzera. Vari medici avevano osservato con preoccupazione la campagna che aveva dato alla popolazione informazioni non corrette e incomplete. Decisero quindi di fondare l'AIDS Informazione Svizzera. All'associazione aderirono anche altri medici che ritennero la campagna Stop-AIDS basata su una falsa etica. In un secondo tempo il dott. Giovanni Fantacci di Zurigo ha parlato dei vari problemi che riguardano contemporaneamente l'HIV e le sostanze stupefacenti. Da quando si è saputo dell'epidemia HIV il gruppo dei tossicodipendenti per via intravenosa è diventato uno dei gruppi maggiormente a rischio. Il problema è che, con il pretesto di prevenire l'HIV distribuendo il metadone, tutte le barriere e tutti i controlli vengono trascurati. I seguenti aspetti sono di grande importanza e non vanno dimenticati quando si adottano programmi a base di metadone senza assistenza sociale:

  1. Il metadone è già di per sé un oppiato che provoca dipendenza
  2. laddove si intraprendono terapie al metadone si crea anche un mercato nero attorno a quest'ultimo,
  3. il trattamento sostitutivo al metadone non elimina il comportamento da dipendenza,
  4. lo Stato, distribuendo sostanze stupefacenti, contribuisce a minimizzare la dipendenza da oppiati („Lo Stato come spacciatore"),
  5. l'attrattività di terapie di disassuefazione senza uso di droghe diminuisce.

Il dott. Fantacci ha inoltre evidenziato che le terapie al metadone, in contrasto con quanto pubblicato, non rappresentano strumenti affidabili per la prevenzione contro l'AIDS. I motivi sono vari: diversi studi hanno dimostrato che i tossicodipendenti mantengono il loro comportamento a rischio, cioè si scambiano siringhe, si iniettano anche altre sostanze stupefacenti o, sotto l'effetto della cocaina non si curano di avere rapporti sessuali protetti. Con il pretesto di prevenire la diffusione dell'HIV, si sono creati programmi di distribuzione di siringhe. A tutt'oggi, però, queste misure preventive non hanno dato prova di efficacia.

Gli effetti concreti di una politica liberale sono stati presentati dal dott. Rolf Köster citando l'esempio della piazza delle droghe del „Lettenbahnhof" di Zurigo. La città di Zurigo ha ignorato le esperienze di molti paesi che hanno adottato diverse misure preventive – liberali, restrittive e/o preventive – riguardo la politica della droga.

Tramite una „politica del carciofo" negli ultimi anni si è adottato un insieme di misure di aiuto alla sopravvivenza e di riduzione del danno che va evidentemente in direzione di una liberalizzazione delle droghe. In prima linea i liberalizzatori sostengono che la politica tradizionale riguardo le sostanze stupefacenti sia fallita; l'attuale Legge federale sugli stupefacenti non sarebbe soltanto inutile ma perfino causa dell'attuale miseria. Il pericolo rappresentato dalle sostanze stupefacenti illegali viene minimizzato. Si avviano terapie a base di metadone senza assistenza sociale, si distribuiscono siringhe, si mettono a disposizione dei locali per i drogati („Gassenzimmer") ecc. per ridurre il danno. L'idea dell'astinenza passa invece completamente in secondo piano. Si cercano di assecondare sempre di più le esigenze derivanti dalla tossicodipendenza fino al punto di mettere a disposizione la quantità necessaria di stupefacenti. Per i tossicodipendenti questo rappresenta disorientamento e rassegnazione – e sono sempre più numerosi i giovani che entrano nel giro infernale della droga. Così si spiega il fatto che Zurigo stia progettando un centro terapeutico anti-droga per bambini poiché ci si attende fra non molto di dover accogliere bambini tossicodipendenti dell'età di nove anni.

Nella prevenzione della droga l'astinenza non è più la meta assoluta, si cerca invece di propagare „il giusto rapporto con la droga", il concetto della dipendenza viene esteso su abitudini come guardare la televisione (la „mania" della tv), o lavori di casa (la „mania" della pulizia) e vengono con ciò messe allo stesso livello della tossicodipendenza. La continua presenza del tema nei mass-media e il fatto che i tossicodipendenti trascurati fanno sempre più parte della nostra città, fanno sì che il consumo di droghe si innesti sempre di più come una „normalità" nella consapevolezza della popolazione. La Svizzera e soprattutto Zurigo sono diventati con ciò modello della liberalizzazione degli stupefacenti per tutta l"Europa. E vero che il governo di Zurigo deve chiudere la scena aperta della droga al „Letten" – con grande dispiacere dei liberalizzatori –, ma si deve temere che nei dintorni di Zurigo si sistemino e vengano anche tollerate molte scene semiaperte. In seguito il dott. Köster ha presentato due iniziative costruttive: Le „Città europee contro la droga" con la loro „risoluzione di Stoccolma" del 1994, in cui 27 città europee si sono espresse chiaramente contro la liberalizzazione degli stupefacenti; come unica città Svizzera, Lugano ha firmato questa risoluzione; poi l'iniziativa popolare "Gioventù senza droghe!" che ha raccolto in un tempo record di soltanto sei mesi più di 140 000 firme. „Gioventù senza droghe!" esige che venga ancorata nella Costituzione da una parte una politica della droga che abbia come fine l'astinenza e dall'altra l'obbligazione del Consiglio federale di promuovere una prevenzione efficace. Il dott. Köster è spiacente del fatto che il Dipartimento federale interno appoggi una politica degli stupefacenti liberale e voglia indurre il Consiglio federale ad un messaggio negativo riguardo l"iniziativa „Gioventù senza droghe!".

Nella seguente relazione il dott. Giorgio Morniroli, presidente dell'Ordine dei medici ticinesi, ha rischiarato gli aspetti giuridici della distribuzione controllata di eroina. La distribuzione controllata di eroina è chiaramente in contrasto con l"attuale Legge federale sugli stupefacenti, conclusione questa contenuta in due perizie allestite dall"Ufficio federale di giustizia: la prima in data 8 settembre 1989, la seconda del 2 ottobre 1990. Il legislatore non lascia spazio ad un altro modo di considerare la Legge. In occasione della seduta del Consiglio degli Stati del 3 giugno 1993 il dott. Morniroli ha evidenziato questo punto di vista. In occasione di questa seduta venne discusso un credito supplementare richiesto dal Consiglio federale per „misure di prevenzione" mascherandone la vera destinazione, più precisamente il finanziamento della distribuzione di eroina. Per intuire che le cose stessero proprio così, bastava infatti leggere attentamente il messaggio del Consiglio federale. Il consigliere federale Stich affermò però in un colloquio che l"intenzione di questo credito non era quella di finanziare la distribuzione di eroina. Il dott. Morniroli aveva reso attenti i colleghi della Camera alta su tale trucchetto, ma le sue preoccupazioni non ebbero alcun eco nel Parlamento, e il credito fu accettato. Soltanto due o tre settimane più tardi il direttore dell"Ufficio federale della salute ha tranquillamente affermato durante una conferenza stampa, che il parlamento ha dato il suo avallo alla distribuzione controllata di eroina! E chiaro quindi che il parlamento viene eluso di proposito. Inoltre il dott. Morniroli ha accennato al diritto internazionale che prevale sul diritto nazionale:

Inoltre esistono tre trattati non ancora ratificati da parte della Svizzera:

Il Consiglio degli Stati ha raccomandato la ratifica soltanto dei primi due accordi e ha ritardato di sottoporre il terzo trattato. Siccome l'ultimo vieta chiaramente la distribuzione controllata di eroina, si può sospettare che il Consiglio federale cerchi di promuovere una legalizzazione.

Il dott. Lucio Realini ha invece presentato le esperienze fatte con la consulenza telefonica sull'AIDS in Ticino. In collaborazione con medici cattolici gestisce da alcuni anni il telefono di consulenza dell"AIDS Informazione Svizzera in Ticino. Circa sei anni fa la sezione ticinese dei medici cattolici della Svizzera si è decisa a fondare una consulenza telefonica riguardo l'AIDS e l'infezione HIV. Questa iniziativa doveva completare la campagna statale. In questi sei anni molta gente ha approfittato della possibilità di consulenze telefoniche, la metà degli interessati erano emigrati italiani residenti nella Svizzera tedesca e l'altra metà erano ticinesi. Spesso le consulenze non riguardavano concretamente l'infezione HIV o l'AIDS, ma si trattava anche di assistere le persone nei loro problemi.

Le domande sono spesso simili:

Le persone che chiamano iniziano spesso con l'asserzione di aver sempre fatto attenzione e che invece adesso è successo questo e quell"altro. Ci sono spesso anche telefonate commoventi. Per esempio la chiamata di un ventenne che si è innamorato di una donna sieropositiva. Egli voleva sapere come proteggersi. Il dott. Realini rifletterà insieme a lui, in una consulenza personale, cosa si può fare. La consulenza telefonica ha arricchito la sua vita, il che si manifesta anche nella sua attività quotidiana.

E da ultimo relatore, padre Lino Ciccone, moralista alla facoltà di teologia di Lugano, ha parlato sugli aspetti etici della prevenzione della tossicodipendenza e della infezione da HIV. Ha introdotto la sua relazione sottolineando la necessità della prevenzione che è un vero e proprio dovere morale. L"accordo però cessa quando si tratta di precisare in che cosa deve consistere la prevenzione. Il veloce dilagare dell'epidemia HIV è stata favorita dalla promiscuità sessuale dei gruppi a rischio. Senza la promiscuità un'epidemia da HIV non sarebbe mai stata possibile, questo è un dato di fatto e non un'opinione, insisteva Padre Ciccone. Una prevenzione effettiva dell'infezione HIV è perciò il superamento della promiscuità nell'attività sessuale. Non è dunque prevenzione vera, ma pseudo-prevenzione, ogni altra scelta che esclude questo superamento. Tipico esempio di tale falsa prevenzione è quella incentrata sulla propaganda e diffusione del profilattico. Il messaggio che viene lanciato è chiaramente questo: unitevi pure sessualmente con chi vi pare e piace, solo cercate di non infettarvi, usando sempre il profilattico. Alla base di una scelta del genere sta l"idea che il libertarismo sessuale sia una conquista di libertà e di civiltà, perciò da non rimettere in discussione. La sessualità viene quindi ridotta a semplice mezzo di facili e intensi piaceri. Questa riduzione include anche il pregiudizio che l'essere umano non è in grado di cambiare le sue attitudini proprio in un ambito in cui si assume la responsabilità nei confronti degli altri.

Un pessimismo di comodo, che ritroviamo anche nei confronti dei tossicodipendenti quando tutto quello che si ritiene di fare per loro è la somministrazione gratuita di metadone e di eroina e di siringhe sterili, abbandonandoli al loro destino come irrecuperabili. L"essenziale di una prevenzione dall"infezione da HIV persegue il vivere la propria sessualità unicamente all'interno di una coppia stabile di partner ambedue non contagiati. La popolazione deve essere motivata per un tale modo di vivere. Qui è opportuno un impegno educativo che aiuta a riscoprire le ricchezze dei valori sessuali. A questo punto devono essere criticate molte campagne pubbliche di prevenzione dell'AIDS che sono troppo riduttive o imposte come campagne di semplice informazione. Esse devono essere solo il primo momento di una più vasta e profonda azione, quale è appunto l"educazione, mirante alla riscoperta convinta dei valori in gioco. Il relatore ricorda il discorso di Giovanni Paolo II del 15 novembre 1989 ai partecipanti alla Conferenza internazionale a Roma: „Non si è lontani dal vero se si afferma che, parallelamente al diffondersi dell"AIDS, è venuta manifestandosi una sorta di immunodeficenza sul piano dei valori esistenziali." Padre Ciccone ha chiuso la sua relazione con l"affermazione che „la fine del XX secolo non sarà quella che sarebbe stata senza questa epidemia: l'AIDS mette in questione la nostra civiltà nel suo insieme, ci costringe a ripensare alcuni valori fondamentali."

Tra i numerosi presenti interessati c'erano molti giovani, colpiti più di tutti dal problema dell'infezione da HIV. Il pubblico ha espresso più volte la sua indignazione riguardo la campagna pubblica Stop-AIDS. E chiaro che le questioni intorno alla problematica dell"AIDS e agli stupefacenti daranno ancora molti spunti per discussioni successive. L'AIDS Informazione Svizzera ha presentato una serata con esperti competenti che hanno discusso vie per una prevenzione efficace dell'infezione da HIV e della droga.


13 gennaio 1995